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ISCRIZIONI. SE INSEGNARE È "TROPPO DIFFICILE" (SIGN-UPS. IF TEACHING IS "TOO HARD")

Immagine del redattore: A porte SchiuseA porte Schiuse

Ricordando…

Anno scolastico 2018/2019, sede secondaria, settembre (Iscrizioni)


L’iscrizione online è il modo più semplice per accedere alla nostra scuola. Molti, però, non hanno mai avuto un computer e vorrebbero frequentare la scuola proprio per avere chi insegni loro a utilizzarlo.

Questi ultimi possono allora iscriversi compilando un modulo cartaceo in italiano, ma in effetti non è la soluzione più adatta per chi tra loro è analfabeta e non conosce ancora la nostra lingua.

Tanto più che, se vengono in segreteria per chiedere aiuto, non trovano nessuno cui sia stato affidato il compito di assistere i nuovi utenti. I fortunati trovano il giardiniere Willie, abituato a svolgere compiti per i quali non è stato preparato né sarà pagato.

Sarebbe necessario che, almeno durante il mese di settembre, in segreteria fosse presente un mediatore culturale, anche considerando che Willie come lingua non italiana conosce soltanto il dialetto della sua terra. Quando abbiamo avanzato la proposta al signor Montgomery Burns, lui ci ha risposto che a causa dell’elevato numero delle lingue parlate dai potenziali studenti di mediatori culturali non ne basterebbe uno ma ce ne vorrebbero una ventina. Quando c’è molto da fare, la soluzione migliore è non fare niente. Anche Madre Teresa la pensava proprio così.

La nostra non è certo l’unica scuola a cui mancano gli strumenti.

Mi chiedo però cosa mancasse alla collega Patty Bouvier - che con le lingue straniere dovrebbe riuscire a cavarsela, dato che è stata assunta per insegnarne due -, quando ha rifiutato di protocollare le iscrizioni di due studenti affetti da ritardo mentale (I Simpsons mi perdoneranno se questa volta scelgo per loro i soprannomi di Forrest Gump e Bubba).

“Perché hai rifiutato la loro iscrizione?”, chiedo a Patty guardandoli uscire, sconfitti, dalla porta della nostra scuola.

Risposta: “Perché insegnare a loro è troppo difficile”.

Troppo difficile. Per i nostri studenti imparare non è troppo difficile, ma per alcuni insegnanti è troppo difficile insegnare.

Troppo difficile. Certamente è più facile lasciare questi ragazzi per strada, fuori dalla scuola, renderli invisibili e muti, costringerli a chiedere l’elemosina per sopravvivere; oppure costringerli a rubare, così potremo denunciarli perché siano rimpatriati e liberarci dal disturbo di avere il loro dolore davanti ai nostri occhi.

Se insegnare è troppo difficile, gli studenti colpevoli di causare difficoltà come Forrest e Bubba non devono essere ammessi a scuola. Forse sono io che non capisco, ma è proprio questo quel che dice la nostra Costituzione dove, all’articolo 34, afferma che “la scuola è aperta a tutti”?

È proprio questo quel che dice la coscienza di una società civile, europea e forse cristiana, come la nostra?

I muri contro cui un disabile deve lottare sono spesso invisibili. Forrest è riuscito a scalare il muro del suo oggettivo deficit cognitivo: è riuscito a compilare il modulo in una lingua e in un alfabeto che non conosce. È riuscito a fare tutto questo senza pensare che fosse troppo difficile.

Eppure ha dovuto poi arrendersi di fronte all’ultimo tratto del muro che lo separava dalla porta d'ingresso nella nostra scuola: quello di un’insegnate che ha paura che insegnare a lui sia troppo difficile.

Non è Forrest ad aver smesso di correre, non è Bubba ad aver smesso di pescare i gamberi.



 

SIGN-UPS. IF TEACHING IS “TOO HARD”


Recalling…

School year 2018/2019, secondary building, September (Sign-ups)

Online sign-up is the easiest way to enrol in our school. Many people, however, never owned a computer and would like to attend this school to learn to use it, too.

They can sign up by filling a paper form in Italian, but again it’s not the most suitable solution for those who are illiterate or still don’t know our language.

Even more so because, if they come to the secretary office to ask for help, they won’t find anyone assigned to assisting new users. The lucky ones meet Willie the gardener, which is by now used to tasks he was not prepared for and will not be paid for either.

It would be appropriate to have a cultural mediator present in the office, at least during September, giving that the only foreign language Willie knows is his native dialect. When we proposed this to Mr Montgomery Burns, he answered that due to the wide variety of languages of the potential attendees, it would be necessary to call at least 20 mediators. When there’s so much to do, the best solution is doing nothing. Even Mother Theresa said that.

Our school is not the only one lacking this type of instruments.

I ask myself what my colleague, Patty Bouvier (who should be familiar with foreign languages, since she was hired to teach two of them), when she refused to file the forms of two students with a mental disability (Forrest Gump and Bubba).

“Why did you reject their application?”, I ask Patty, watching them leave, defeated.

Answer: “Because teaching them is too hard”.

Too hard. It’s not too hard for our students to learn, but to some teachers teaching is.

Too hard. It’s certainly easier leave these kids on the streets, out of school, make them invisible and mute, force them to be beggars or to steal to survive, then we can report them to the police for them to be repatriated and free ourselves from seeing their pain.

If teaching is too hard, more difficult students like Forrest and Bubba should not even be admitted to the school. Maybe I don’t get it, but is this what the Constitution means in article 34, with “School is open to everybody”?

Is this what the conscience of a civilized, European, and maybe Christian society is telling us?

The walls a disabled person has to climb are often invisible. Forrest managed to overcome his objective cognitive deficit: he filled a form in a language and alphabet he doesn’t know. He did that without thinking it was too hard.

But he had to give up on the last few steps to the school door: those of a teacher which fears teaching him might be too hard.

It’s not Forrest who stopped running, it’s not Bubba who stopped fishing shrimps.

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1件のコメント


magnoli.luca
2019年9月13日

A mio parere, chi sceglie di diventare un insegnante è perché vuole trasmettere conoscenze a chi non ne possiede: ovviamente, questo è un lavoro che ti deve piacere a tal punto da sorvolare su aspetti come l'etnia,il carattere o lo stato di salute di una persona, dall'altra parte della cattedra ognuno ha le proprie motivazioni per voler imparare. La difficoltà, in questo caso di insegnare, può essere affrontata con i colleghi e anche con i propri studenti: se uno studente ha delle difficoltà in una certa materia sono quasi sicuro che in classe ci sarà un altro studente che avrà capito tutto e che potrà aiutarlo; se uno studente ha difficoltà motorie/psichiche sono sicuro che gli sarà affiancato un professore…

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