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  • Immagine del redattoreA porte Schiuse

L’UNICA DIFESA È L’ATTACCO (ATTACK IS THE ONLY DEFENSE)

Ricordando

Anno scolastico 2018/2019, sede secondaria, 27 gennaio, (Storia)


“L’unica difesa è l’attacco”. Non tutti lo sanno, ma questa frase affascinante è stata pronunciata da Adolf Hitler nel 1942.

Parlava alle truppe naziste che ingoiavano l’Europa nella fase aggressiva della seconda guerra mondiale, quella in cui l’ombra nera e appiccicosa del nazismo trionfava.

Oppure parlava alle SS e alla Gestapo, incaricate di torturare, spegnere e solo poi uccidere quanti più ebrei, rom, neri, omosessuali, dissidenti politici…

O, ancora, parlava ai medici che nelle cliniche del Reich “purificavano la razza ariana” cancellando non meno di 200.000 vite “indegne d’essere vissute”: quelle dei disabili.

La logica di Hitler non è incomprensibile.

Bisognava difendere la Germania in un momento storico in cui essa si trovava in difficoltà per le conseguenze della sconfitta nella prima guerra mondiale.

Ma difenderla da cosa?

Difenderla da “contaminazioni con razze subumane”: ebrei, zingari, neri.

Difenderla dal giogo di “inutili parassiti”: malati mentali, schizofrenici, portatori di malattie genetiche (tra le quali, all’epoca, erano annoverate cose come l’alcolismo o la cecità).

Difenderla da “pericolosi deviati" che “intossicano la nostra gioventù”: i circa 15.000 omosessuali, tra uomini e donne, internati nei lager col triangolo rosa in segno di spregio cucito sulla maglietta a righe.

La lista è lunga.

La logica di Hitler non è incomprensibile.

La Germania era uscita dalla prima guerra mondiale annientata sul piano politico ed economico e umiliata sul piano umano. Una nazione indebitata, costretta a pagare somme assurde per impossibili riparazioni; una nazione alle prese con un’inflazione senza precedenti, che aveva fabbriche prive di materie prime e ospedali colmi di soldati reduci dalle trincee, mutilati. Occorreva reagire.

Serviva un nemico, un capro espiatorio. Nel 1919, dopotutto, a Versailles i vincitori della “inutile strage” avevano concordato nell’attribuire la colpa del primo conflitto proprio alla Germania: creare un mostro e sputargli addosso è spesso stata – ed è, e sarà - la strategia preferita di molti scrupolosi uomini di Stato.

La logica di Hitler non è incomprensibile, lo dico di nuovo.

Non è incomprensibile, quindi, che Hitler abbia scelto di puntare il dito contro chi, per vari motivi, poteva rientrare nella definizione di “loro”. Loro, quelli che sono diversi da noi. Loro, quelli che ci contaminano. Loro, quelli che ci rubano il lavoro. Loro, quelli che sono inferiori a noi.

E non è incomprensibile che un popolo disfatto, sconfitto e – soprattutto - arrabbiato e spaventato, com’era quello tedesco negli anni ’30 del secolo scorso, si gettasse contro di “loro”, come una belva affamata che dilania la preda. Come una mamma di leonessa che difende i suoi cuccioli dall’attacco del bracconiere.

No, la logica di Hitler non è incomprensibile.

Mi sono sempre chiesta come sia stato possibile che nel mondo civilizzato e razionale del XX secolo europeo potessero accadere atrocità selvagge come quelle commesse dal nazismo.

Forse il punto è proprio questo: la razionalità. Troppa. Esclusiva. Non accompagnata da ciò che ci dice Se Questo (ognuno di noi) è un Uomo: l’empatia.

La razionalità. Che fa di Loro dei nemici e nient’altro. Non più persone, solo Nemici. Solo pericoli da cui difendersi. Solo parassiti di cui liberarsi.


Non lo avevo mai compreso. Me lo ha spiegato un gruppetto dei miei studenti.

Già, perché oggi quella che ho raccontato non è la lezione che io ho fatto alla classe. È il racconto della lezione che la classe ha fatto a me. Avevo assegnato il compito di fare una ricerca sulla Shoah e commentarla in classe, a gruppi, per oggi che è il 27 gennaio.

Questo è quello che loro hanno detto: la logica di Hitler non è incomprensibile.

Se fosse incomprensibile, sarebbe meno pericolosa. Sarebbe una parentesi triste nella storia, ormai passata. Invece è comprensibile. È comprensibile nel presente, qui, oggi.

Quindi va compresa, perché non si ripeta mai più.

Comprenderla è la nostra unica difesa, altrimenti ci rimane solo l’attacco. Quell’attacco.

Perché la logica che genera il razzismo non è incomprensibile.

Anzi, all’inizio sembra una logica corretta. Loro non sono come noi: è vero, non siamo tutti uguali. Questa non è casa loro: è vero, sono venuti a chiedere ospitalità. Prima dobbiamo occuparci di noi: è vero, abbiamo tanti gravi problemi e difficoltà.

E da qui si fa strada, come un serpente che striscia silenzioso e velenoso, il germe della paura. Loro.

Dobbiamo difenderci da loro, e quindi:

attacchiamoli prima che siano loro ad attaccare noi;

esiliamoli;

sterilizziamoli;

arrestiamoli;

uccidiamoli;

umiliamoli.

Sono le sei strategie tipiche del nazismo. Soltanto due di esse oggi non sono più di moda.


Contro tutti, perché tutti - tranne noi, ovviamente - sono inferiori.


Un libro di Ben Novak che consigliamo.

 

ATTACK IS THE ONLY DEFENSE

Recalling…

School year 2018/2019, secondary branch, January 27, (History)

“Attack is the only defense”. Not many know that this fascinating sentence was spoken by Adolf Hitler in 1942.

He was talking to the Nazi troops swallowing Europe in the more aggressive phase of World War II, when the sticky black shadow of Nazism triumphed.

Or maybe he was talking to SS and the Gestapo, tasked with torturing and then killing as many Jews, gypsies, blacks, homosexuals, political enemies they could.

Or again, to the doctors who, in the clinics of the Reich, “purified the Arian race”, wiping out at least 200.000 lives “not worth living”: those of disabled individuals.

Hitler’s logic is not incomprehensible.

They needed to defend Germany when it was experiencing difficulties from its demise in World War I.

But defend it from what?

From “contamination with sub-human races”: Jews, gypsies and blacks.

From the burden of “useless parasites”: mentally ill, schizophrenic individuals, those suffering from genetically transmitted disease (at the time, alcoholism or blindness were considered to be in this category).

From “dangerous deviants contaminating our youth”: around 15.000 homosexuals, men and women, sent to lagers with a pink triangle sewed on their uniform as a mockery.

It’s a long list.

Hitler’s logic is not incomprehensible.

Germany came out of World War I annihilated as a political and economical powerhouse and humiliated from the human perspective. A nation in debt, forced to pay astronomical fees for impossible reparations; facing an unprecedented inflation, with factories lacking raw materials and hospitals full of mutilated veterans. They needed to react.

They needed an enemy, a scapegoat. In 1919, in Versailles, the winners of the “useless slaughter” were unanimous in blaming Germany for the entire conflict: creating a monster and then spitting on it was – is and will be – the favourite tactic of many politicians.

Again, Hitler’s logic is not incomprehensible.

It’s not that surprising, then, that Hitler pointed his finger on those who, under various aspects, could be considered different. Them, as in those different from us. The ones contaminating us, stealing our jobs, inferior to us.

It’s not unfathomable that a defeated, scattered, angry and scared population, such as the Germans in the 30’s, could jump on them like a feral beast devouring its prey. Like a lioness protecting her cubs from poachers.

No, Hitler’s logic is not incomprehensible.

I always wondered how the rational, civilized Europe of the twentieth century could allow such barbarian atrocities, that the Nazis were able to commit.

Maybe this is the point: rationality. Too much. Exclusive. Without what can tell us If this is a Man: empathy.

Rationality paints “them” as enemies, and nothing more. No longer people, just enemies. Dangers to protect ourselves from. Parasites to get rid of.

I had never realized that. A group of my students explained that to me.

Yes, the class I report today is not the one I had prepared for my students. It’s what the students told me. As homework, I asked to research the Shoah and discuss it in groups, today, January the 27th.

This is what they said: Hitler’s logic is not incomprehensible.

If it was, if would be less dangerous. It would be a sad parenthesis of history, long gone by now. But it’s comprehensible in the present, here, today. Therefore, we must fully understand it to stop it from repeating.

Comprehension is our only defence, or we must resort to attacking again. That kind of attack.

Because the logic of racism is not unintelligible.

In the beginning, it even seems correct. They are not like us: true, we are not all the same. This is not their home: true, they came asking for hospitality. We must think of ourselves first: true, we have many problems and difficulties ourselves.

And in these gaps, the snake that is fear makes its way. Them.

We must defend ourselves from them, therefore:

Let’s attack them before they have the chance to attack;

let’s banish them;

let’s quarantine them;

let’s arrest them;

let’s kill them;

let’s humiliate them.

These are the six strategies of Nazism. Only a couple of them have gone out of fashion.


We want suggest this book, by Ben Novak. The danger of the abductive logic.

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