Ricordando…
Anno scolastico 2018/2019, sede secondaria, gennaio, Diritto ed Economia
Lo scopo della nostra scuola è alfabetizzare e dare una prima infarinatura di cultura generale a stranieri adulti che nella maggior parte dei casi non hanno mai frequentato altre scuole in precedenza.
Lo schema è semplice, e uno di loro me lo ha spiegato così:
“Ho bisogno di venire a scuola e imparare a leggere e scrivere entro settimana prossima, perché settimana prossima c’è l’esame per il permesso di soggiorno. Poi avrò bisogno di imparare a parlare entro il prossimo mese, perché il prossimo mese devo pagare l’affitto di casa e quindi devo aver chiesto a qualcuno di darmi un lavoro”.
Si naviga a vista.
Per me è una sfida gratificante, perché so che i miei studenti mi ascoltano e studiano non perché ambiscano a voti alti, non perché siano stati costretti dalla mamma, ma perché sanno di averne bisogno per sopravvivere. La programmazione didattica non si soffermerà sulle eccezioni del più che perfetto nelle versioni di Cicerone in latino, né sulle mogli e le amanti di Zeus, ma su cosa significa che nessuno può pagarti 2 euro per un’ora di lavoro in cantiere o nei campi a raccogliere pomodori. Meno poesia, più vita.
Dopo il primo anno, che è uguale per tutti, i più meritevoli possono proseguire lo studio in una classe ponte finalizzata a un futuro inserimento in un corso serale professionalizzante, che frequenteranno altrove e darà loro un diploma superiore. Una classe che sia un ponte: suona come un'utopia, ma è l'utopia più bella di tutte!
In questa classe ponte io insegno diritto ed economia. Questa è l’aula dove ci sono i salvati, come direbbe qualcuno. Quelli che in tasca hanno documenti regolari e in bocca e nelle mani hanno la lingua italiana. Sono pochi - pochissimi - e soltanto a loro è concesso il lusso di aspettare qualche giorno, per un lavoro migliore, senza che domani siano sfrattati da casa.
Parliamo dei diritti dei lavoratori in Italia. Mi interessa che tutti capiscano che questi diritti sono garantiti se c’è un contratto di assunzione regolare, ma vanno in fumo se accettano di lavorare in nero.
Lo capiscono. Penso lo avessero già capito tempo fa, quando non frequentavano ancora questa classe e questi lussi.
Tra le altre cose spiego cosa significa ‘giusta causa’ e ‘giustificato motivo’ per il licenziamento, approfittandone per far notare a un gruppo di ragazzi che arriva spesso in ritardo a lezione che, per esempio, il mancato rispetto degli orari è un ottimo modo per farsi mettere alle porte.
In questa classe c’è una signora che ascolta con particolare interesse. Si chiama A., ha 58 anni, è nata in Perù e vive in Italia da oltre vent’anni. Vent’anni trascorsi a fare la badante nelle case di vari anziani non autosufficienti della città.
Il marito è morto poco dopo il loro arrivo nel nostro Paese, lasciandola sola con un figlio che lei ha cresciuto con il magro stipendio che è riuscita a mettere insieme, fino a permettergli di iscriversi all’università.
Ora il figlio è indipendente, lavora per pagarsi gli studi da solo, e lei può finalmente pensare a se stessa. Si è iscritta alla nostra scuola perché vuole accedere al lavoro che ha sempre sognato. Non mi dice quale sia, e io non lo chiedo: questo è il suo sogno e realizzarlo sarà compito suo. Il mio compito è darle gli strumenti per scrivere un buon curriculum vitae e per presentarsi al colloquio con le carte migliori che ha in mano.
Sono colpita dalla tenacia di questa donna, sola, che ha svolto per tutta la vita un lavoro che non ama per dare al figlio la possibilità di studiare in Italia fino all’università. E adesso che finalmente ha raggiunto il traguardo, adesso che potrebbe tirare un sospiro di sollievo e lasciare che sia lui a prendersi cura di lei, sceglie invece di ricominciare da zero con lo studio e la ricerca del lavoro.
Lo fa per sé stessa. Ha 58 anni e tanta voglia di impegnarsi. Il lavoro per lei non serve soltanto a sopravvivere, ma a vivere.
Per quanto mi riguarda, la sua determinazione è il miglior simbolo di ciò che festeggiamo il 1° maggio.
A JOB FOR MYSELF
Recalling…
School year 2018/2019, secondary building, January, Law and Economics
The aim of our school is to introduce foreign adults to literacy and general knowledge, who for the most part have never gone to school before.
The framework is simple, and one of them explains it this way:
“I need to come to school and learn how to read and write by next week, because next week is the test for my residence permit. Then, I will need to learn to speak the language within a month, because I have to pay rent within a month. Therefore, I need to ask someone for a job”.
We are playing it by ear.
It is a gratifying challenge to me, because I know my students listen and put effort into studying not for the sake of a good mark, not because their mother is making them, but because they realize they need this to survive. The syllabus will not focus on past perfect in Cicero’s writing nor on Zeus’ lovers, but instead on the concept that no one can pay you 2 euros per hour for a construction job or as a tomato picker. Less poetry, more everyday life.
After the first year, that is common to every student, the most promising can continue their studies with a bridge-class aimed to let them join a certified night school, which they will attend in another structure and will let them obtain their high school diploma. A bridge-class: it sounds like an utopia, but it is the most beautiful utopia at all!
In this bridge-class I am a teacher of Law and Economics. This is the room where the “saved” ones are, someone would say*. Those who have regular documents in their pockets and Italian language in their hands and mouths.
They are very – very - few, and to them alone is reserved the luxury of waiting a few days for a better job, without being evicted.
We are discussing workers’ rights in Italy. I want everyone to understand that these rights are guaranteed only with a regular hiring process, but they are void if they go into illegal labour. They understand. I think they understood a long time ago, when they were still far from this classroom and these luxuries.
Among other things, I explain the meaning of “justified cause” for firing someone, and with the occasion I point out to a group of young students who are often late that tardiness is indeed a justified cause.
In this class, a lady is paying specific attention. Her name is A., she is 58, she was born in Peru and has been living in Italy for over twenty years. Twenty years spent as a caretaker for not self-sufficient elders in our city.
Her husband died shortly after their arrival here, leaving here alone with a child she raised herself, with the meagre wages she earned, until he enrolled into university.
Now, her son is independent, works to pay for his studies and she can finally think about herself. She signed up for our school because she wants a chance at her dream job. She doesn’t disclose which job it is, and I do not ask: this is her dream and it’s on her to make it come true. My job is to provide her with the tools to write a good resume and meet recruiters highlighting her best characteristics.
I am touched by the strength of this woman, on her own, working a job she has never liked to allow her son to get an education in Italy up to university. Having finally achieved her goal, she could take a rest and let him take care of her for a change, but she chooses to start from scratch with her studies and job hunting.
She is doing that for herself. She is 58 and determined to make an effort. This job is not for her survival, but for her living her best life.
To me, her determination is the best example of what we celebrate on the 1st of May (Labour Day).
* Have you ever read the Primo Levi’s book The drowned and the Saved? If not, we suggest you ‘meet’ this strong man. https://bit.ly/PrimoLevieye
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